La vita su questa terra potrebbe essere un paradiso. Invece non si fa che infliggersi dolore e sofferenza a vicenda. Anche quando non avviene deliberatamente; spesso pure mirando all’opposto …
Author Archives: alisa lustig
Targa commemorativa
Domenica 27 Marzo ho scoperto una targa commemorativa originale

Targa bronzea su strada pubblica

Qui in questa strada il 19 Giugno 1985 non è successo nulla
Con l’attuale tragedia della guerra in Ucraina e il susseguirsi di accadimenti drammatici sempre più frequenti negli ultimi anni, tale dicitura assume un significato particolare.
Purtroppo saranno sempre meno i luoghi che potrebbero permettersi una targa simile.
Cultura e Nazionalismo
Sentirsi cittadini del mondo, privilegiati tra gli esseri viventi come abitanti del pianeta Terra, sul quale per scelta o per nascita si predilige un certo luogo o paese. Tutti i grandi geni della cultura e dell’arte hanno avuto una visione cosmopolita.
Nazione e cultura di un popolo, due entità che seppur per ragioni storiche sono collegate tra loro non devono necessariamente coesistere. In realtà sono due fattori del tutto diversi e portano nella maggior parte dei casi ad opposte conseguenze. La cultura ha sempre una valenza universale, è superiore alle particolarità e getta come un ponte tra le popolazioni e le epoche anche lontane tra loro. Scaturisce spesso da specifiche condizioni di un determinato momento storico e sociale di un paese o da particolari avvenimenti, ma non certo per congelarsi in questi fattori, al contrario per denunciare, testimoniare o esaltare e trasmettere qualcosa a tutte le generazioni presenti e future.
Il nazionalismo, l’idea di patria sono definizioni astratte che in fondo non servono ad altro che a generare rivalità e guerre. Dovrebbero essere ormai superate. Com’è bello in fondo sentirsi liberi da tali attaccamenti. Io per esempio che ho origini diverse non mi sento in alcun modo legata né a una né all’altra. Sono di madrelingua della nazione di origine e nascita di mia madre ma quasi non la conosco se non attraverso la letteratura. Non ho alcun rapporto né con il paese né con i tedeschi in quanto tali. Mio padre aveva tutt’altre origini, seppur nato in quella nazione di cui ha adottato la lingua; ma già a dieci anni ha dovuto abbandonarla a causa delle persecuzioni naziste. Per noi la dichiarazione di appartenenza ad una nazionalità è sempre stata solo una questione diplomatica senza alcuna relazione con quel che ci sentivamo e con la nostra vita. Durante tutti gli anni della nostra formazione le vere origini non sono mai state rivelate del tutto per non metterci di fronte agli altri in quella condizione speciale che tanto ha funestato la giovinezza di nostro padre. Seppur per noi non più di persecuzione diretta si poteva trattare, tuttavia quella diversità recava in sé intrinseco un interesse di approfondimento, domande e considerazioni, l’essere ritenuti solo tedeschi era pertanto di maggior neutralità e veniva accettato qui in Italia senza richiedere spiegazioni, nonostante l’aspetto di mio padre che nulla aveva a che fare con le fisionomie tedesche e piuttosto richiamava tratti medio-orientali. Il bel paese ed il clima avevano determinato la scelta dei miei genitori e tanto bastava a giustificare la nostra (di noi figli) nascita qui in Italia. (Menomale che siamo nati e risiediamo qui e non in Germania è il nostro pensiero).
La Germania è per noi un paese estraneo al pari di tutti gli altri (abbiamo solo il vantaggio di conoscerne la lingua e questo vale ugualmente per la Svizzera e l’Austria). La lingua tedesca da ragazzini la sentivamo soprattutto come una cosa solo nostra di famiglia, di fatti ci meravigliavamo quando prendevamo il bus o il treno (cosa per noi rara) come facesse l’altra gente, cioè gli italiani: parlavano tra di loro e tutti gli altri potevano sentire quel che dicevano, davanti, dietro … come era possibile parlare liberamente e scherzare in presenza di tanti estranei? Noi potevamo essere quasi sicuri che nessuno ci capisse (il tedesco non è una lingua che si studia di frequente, almeno non lo era allora) e se qualche turista tedesco era presente lo individuavamo subito, se erano molto vicini potevamo ricorrere all’italiano e anche mischiare le due lingue, cosa che tra noi facevamo spesso a seconda della facilità con cui ci venivano le parole o i concetti in una piuttosto che nell’altra. Contrariamente a quel che spesso si pensa ciò non ci creò problemi a scuola nel tenerle completamente separate.
Con le origini di mio padre potevamo sentire una certa fierezza, ma è anch’essa tutta famigliare perché papà era anche il nostro maestro e la nostra guida, ma non certo un legame con il popolo ebraico se non la consapevolezza che avevamo in parte queste origini. Tanto più che nostro padre aveva tagliato di netto i suoi legami degli anni tragici della sua giovinezza laggiù, per sottrarsi alla guerra arabo-israeliana nella quale servì per un periodo come sanitario, ma si rifiutò sempre di impugnare le armi anche solo per le esercitazioni.
Non si doveva per nessuna ragione tornare ad uccidere dopo tutto quello che era stato con la seconda guerra mondiale ed i campi di concentramento. Come potevano ora proprio gli ebrei combattere e sparare a loro volta contro altri esseri umani? Abbandonò tutto prendendo su di sé ogni rischio, attraversò le linee di confine (vi erano non pochi campi minati) e con i soli vestiti addosso lasciò il Kibuz e quella guerra a cui i suoi compagni partecipavano con convinzione e l’esaltazione di difendere il nuovo stato di Israele per avere finalmente una patria in cui presto sarebbe sopraggiunta la pace duratura, cosi pensavano tutti. Una pace illusoria che mai sarebbe potuta arrivare, per molti errori commessi, per quell’incorreggibile errore umano che la pace si possa ottenere attraverso la guerra, per l’incapacità di una svolta drastica nel proprio modo di vedere le cose sempre unilaterale, egli lo sapeva … (di fatto la guerra dura tutt’ora dopo più di mezzo secolo); non potendo convincere alcuno delle sue ragioni, trovandoli ottusi e imperterriti nel perseguire con la violenza i fini proposti, non gli rimase che agire per se stesso e scagionarsi dalle colpe a cui rimanendo sarebbe stato costretto a partecipare e la risoluzione fu totale: meglio la rovina o la morte, che la vita protetta dalla comunità al costo di portare la morte a qualcun’ altro.
Riuscì a tornare in Europa e senza mezzi ricominciare una nuova vita.
Le guerre sono sempre un’assurdità, la colpa non è mai da una parte sola; anche questa dell’Ucraina con la Russia è un gravissimo crimine, non sarebbe mai dovuta incominciare. Arrendersi subito quando i russi minacciarono i confini con il dispiegamento dei loro mezzi militari sarebbe stata la cosa più sensata, quante vite di poveri innocenti avrebbe risparmiato, quanta sofferenza evitato. Alla fine si arriverà forse ad un compromesso accettando le richieste di Putin e allora tutti questi morti perché erano necessari? Le sanzioni economiche e una ribellione pacifica si potevano fare senza la guerra. Solo per dimostrare di aver voluto resistere, per la stupida ambizione di voler salvare l’amor proprio e non darsi subito per vinti? Come poteva una piccola nazione sperare di resistere ad una grande e potente come la Russia? Certamente solo attraverso gli aiuti degli occidentali, dell’America e dell’Europa, su questi pesa la più grande responsabilità delle sofferenze e dei morti, qualunque sarà l’esito finale. Avessero avuto il coraggio di avvertire subito e categoricamente gli Ucraini che sarebbero stati soli e senza aiuti di fronte alla Russia, che mai avrebbero potuto farcela a vincere, forse questi ci avrebbero pensato due volte a resistere. Probabilmente non sarebbero andati incontro ad un certo suicidio. Invece così si aiuta e in modo vigliacco da lontano, lasciando morire altri e fornendo armi che porteranno ancora tanti morti, tutelando la propria sicurezza , convinti di poter sostenere senza rischiare sulla propria pelle e tranquillizzando la coscienza con gli aiuti umanitari ai fuggiaschi. Soluzioni emergenziali e aiuti sempre più necessari e in quantità più massiccia proprio come conseguenza di quel sostegno alla guerra dato con le armi agli ucraini. Sui media si compatisce, si mostra la situazione disperata, si piange, si inveisce contro l’aggressore e non si riconosce che tutto ciò avviene soprattutto per colpa dei governi occidentali. Se una guerra parziale continuava in alcune regioni dell’Ucraina fin dal 2014 come mai non la si condannava? In fondo se si combatteva questa guerra sul suolo Ucraino protratta per tanti anni contro la minoranza filorussa, il governo ucraino ha la colpa primaria (come potevano pretendere che Il governo russo rimanesse sempre solo a guardare senza intervenire? In fondo è la loro stessa mentalità che ha portato alla guerra). Gli stessi ucraini avrebbero dovuto risolvere in modalità pacifica le contese interne, non sono per niente migliori dell’avversario se con la forza vogliono affermare quelli che credono i loro diritti; la differenza sta solo nel fatto che la Russia essendo una nazione molto più grande con tanti più armamenti e forze militari intervenendo provoca enormi conseguenze drammatiche, una cosa che doveva esser chiara fin dall’inizio. Secondo una considerazione staccata dalle reali conseguenze, l’intervento della Russia non è in fondo un crimine tanto più grande di quello già perpetuato per anni dall’Ucraina, gli stessi moventi e lo stesso assurdo procedere. Soltanto agli altri paesi non faceva paura se una relativamente piccola nazione come l’Ucraina combatteva in alcune regioni del territorio che voleva dominare contro minoranze filorusse che pretendevano di staccarsi dal suo governo per tornare sotto la protezione di quello russo, ma tutti si allarmano se una grande potenza come la Russia interviene con il suo grande esercito per porre fine con la forza una volta per tutte al protrarsi per anni di una guerriglia interminabile. Se anche alla fine la Russia di Putin rinunciasse alle sue pretese e si venisse ad un accordo, il crimine dei morti rimarrà ugualmente e non giustificherà la resistenza degli ucraini come azione positiva. Quei risultati che si ottengono come nazione sono così insignificanti di fronte alla tragedia di migliaia di persone.
Da una parte nel mondo si impongono assurde misure contro la libertà individuale delle persone obbligando persino a dei trattamenti sanitari invasivi e con incerte conseguenze, per preservarle (a quanto dichiarato ufficialmente) dal rischio di morte, dall’altro poi si fabbricano e mandano armi per uccidere senza misericordia. E’ molto verosimile che anche le misure di contrasto alla pandemia non siano altro che degli attentati contro la vita umana occultati da false apparenze e solo in futuro si riveleranno completamente. Con la guerra la stessa modalità, in modo solo più cruente, della gestione della pandemia da covid-19. La paura e la conseguente diffusione dei contagi in un crescendo di allarmismi suscitati proprio dai media che ne deploravano le conseguenze aumentandone così gli effetti nefasti sulla popolazione. Gli obblighi imposti per scagionarsi dalle responsabilità, quella necessità di affidarsi alla scienza continuamente ribadita come unico rimedio, e il credere nella scienza presentata quasi come una nuova religione a cui ogni persona civile deve aderire. (Così come una volta si diceva che se non sei un cristiano sei come una bestia, non sei nemmeno un essere umano, di fatti “cristiano” è diventato sinonimo di umano). La Scienza intoccabile che è proprio la causa prima del virus che è stato modificato e adattato all’uomo in laboratorio partendo da uno naturale che mai lo avrebbe contagiato; per quella stessa assurda convinzione che le cose si risolvono con la guerra e le armi: la presunzione umana di poter dominare con la forza. Or opprimendo e uccidendo altri umani, or manipolando e cercando di vincere la natura, illudendosi con il comprendere alcuni suoi meccanismi, di poterla regolare secondo i propri interessi. In entrambi i casi il risultato è e sarà sempre solo sofferenza, morte e distruzione.
Quanto è assurdo il mondo e quanto ciechi sono proprio coloro che dovrebbero vederci chiaro e determinano le sorti dell’umanità!
Comprensibile difendere la propria casa, del terreno di proprietà, ma lasciarli invece distruggere dalle bombe per difendere quell’idea astratta di patria che senso ha? Se questa nostra stessa proprietà viene definita come all’interno di una certa nazione o di un’altra non è in fondo indifferente? Basta che vi possiamo vivere in pace e non oppressi da un governo troppo autoritario. Se un tale governo si instaura con un dittatore, basterebbe che pacificamente nessuno seguisse le sue imposizioni, perché c’è un esercito al suo servizio? Gli eserciti vanno aboliti.
Perché viene inculcata l’idea di appartenenza ad una nazione e come tale bisogna difendere ognuno la propria dall’invadenza delle altre? Se le nazioni non esistessero non servirebbero più eserciti ed armamenti, non ci sarebbero più guerre. Il disarmo totale di tutte le nazioni sarebbe l’unica cosa sensata, se gli armamenti ci sono è naturale che prima o poi una guerra dovrà scoppiare da qualche parte, la sicurezza di tutti i paesi starebbe proprio nel fatto della mancanza di armi; con sassi o bastoni non si potranno mai fare quelle stragi delle bombe e dei carri armati. Tutti quegli investimenti nella produzione degli armamenti per portare morte e distruzione si potrebbero impiegare invece per tante opere positive per il genere umano.
Preservare la cultura, le tradizioni, gli usi e costumi, la lingua di un popolo sono tutt’altra cosa, non servono per questo confini geografici. Si coltivano pacificamente anche all’interno di uno stesso paese: non c’è una grande differenza ad esempio tra i liguri e i siciliani o napoletani; tra i milanesi e i valdostani o altoatesini? Si vive pacificamente e si accettano le differenze perché è stata istituita la consapevolezza che siamo tutti italiani? Allora ugualmente perché non siamo tutti consapevolmente semplicemente abitanti del pianeta terra e ci dedichiamo ai più nobili fini riservati al solo genere umano invece di combatterci a vicenda? Il ridicolo degli scienziati è che poi si cerca la vita nell’universo e si ha la presunzione che ci possa essere un’intesa con eventuali creature extraterrestri, si mandano nel cosmo persino dischi d’oro incisi con ciò che è più rilevante della nostra civiltà, entusiasti come i bambini e intanto non si è nemmeno capaci di intendersi pacificamente con i propri simili che usano una lingua comprensibile per esprimersi e hanno le nostre stesse necessità per vivere. Credere poi che altri esseri evoluti debbano avere la nostra stessa tecnologia da poterla interpretare è così improbabile e mostra quanto è folle la presunzione umana e la cecità riguardo al fatto che questa tecnologia sta portando all’autodistruzione.
Ci si può affezionare ad un luogo “il tetto natio” cantato dai poeti, quello in cui si trascorre l’infanzia, la giovinezza, sì certo. Anche per me a tal riguardo vi è un’affezione qui in Italia dove sono nata e cresciuta per quanto tuttavia non abbia sangue italiano. Se dovessi andare a vivere in un altro paese rimarrebbe per me un legame, un’emozione a tornarvi ed una sensazione quasi di esilio altrove. É facile scambiare questi sentimenti ed identificarli con l’amor di patria che in fondo non sono. Le impressioni dell’infanzia sono le più forti ed indelebili pertanto si crea un legame con il luogo di nascita, ma sovrapporvi l’idea di nazione è in fondo solo un’ideologia politica inculcata. Viene suscitata artificialmente e a tale scopo sono state inventate le bandiere, istituiti riconoscimenti, ricorrenze e celebrazioni. A quale fine? Per creare una collettività che possa unirsi per difendersi da altre collettività che la vogliono sciogliere o disperdere o unire alla propria per ingrandirla, conseguenza del fatto che esistono. Le nazioni ed i governi servono pertanto per rivaleggiare tra loro e fare le guerre.
Governare dovrebbe diventare semplicemente un mestiere e nient’altro. Ci vorrebbe una scuola mondiale di formazione specifica con più sedi nei vari continenti e gli aspiranti politici verranno scelti tra chi supera gli esami ed è ritenuto idoneo come in ogni mestiere di responsabilità. Gli anni in cui poter rimanere in carica saranno determinati e limitati senza possibilità di rielezione consecutiva nello stesso paese. In particolare si potrebbe stabilire la regola che ognuno può far parte del governo di un paese mondiale che non sia quello di appartenenza. Così un italiano ad es. potrà governare in Spagna, Germania, America … ma non in Italia; uno statunitense potrà governare nei paesi d’Europa, Asia, Africa … ma non nel suo. Pertanto non si faranno i propri interessi ma sempre quelli degli altri, non si avranno ambizioni per un certo paese ma si eserciterà semplicemente un mestiere cercando di fare il meglio (altrimenti si viene destituiti se si suscita malcontento nel popolo). Trascorso il mandato in un paese si potrà andare a governare altrove oppure dedicarsi ad altro.
Si eviteranno così tutte le guerre, vi sarà un’equa distribuzione delle ricchezze e fonti energetiche, nessun governo avrà l’ambizione di diventare più potente di altri ed acquistare la supremazia.
Vi ricordate la novella cinese del saggio che racconta di qualcuno che come Dante viene condotto a vedere l’inferno e il paradiso? All’inferno i dannati sono seduti ad una mensa ognuno con un piatto di riso e lunghissime bacchette, tanto lunghe che nessuno riesce a portare il cibo alla propria bocca, regna il caos totale. Il visitatore è disgustato dello spettacolo che danno di sé quei dannati, ma quando giunge in paradiso si meraviglia di trovarvi i beati intorno ad una mensa in tutto identica e con le stesse lunghissime bacchette, eppure regna la più totale calma e compostezza, tutti mangiano tranquillamente perché ognuno con la sua lunga bacchetta imbocca chi ha di fronte.
I rischi del virtuale
Il mondo virtuale
Non c’è dubbio che internet e la possibilità di comunicare e connettersi con altre persone anche molto lontane, abbia portato dei vantaggi nel mondo del lavoro e in generale nell’organizzazione della società odierna. Progetti ed iniziative che una volta erano impossibili o assai ardui da realizzare, oggi si raggiungono rimanendo seduti davanti ad un dispositivo elettronico; queste facilitazioni sono però anche una trappola in cui si può davvero rimanere imprigionati senza trovare più la via d’uscita. Quanti si rendono conto di questo grave pericolo? Forse sempre meno.
Tutti conoscono ormai i rischi collegati a internet, ( truffe, attacchi hacker, diffusione di immagini e contenuti illeciti…) ma il vero pericolo per la specie umana passa per lo più in sordina.
C’è prima di tutto una distinzione fondamentale da fare su due modi di usare le potenzialità del mondo virtuale: il primo è finalizzato ad uno scopo pratico o un progetto ben chiaro da raggiungere nella vita reale, pertanto l’uso telematico è esclusivamente il medium che ne permette la realizzazione; il secondo invece rimane nel virtuale ed il suo scopo è proprio di farvi indugiare le persone il più a lungo possibile intrattenendole in vari modi.
Credo superfluo dilungarmi sugli aspetti positivi della prima modalità, che in fondo dovrebbe essere l’unica vera ragione di esistere di questo strumento e dell’utilità invece assai dubbia e discutibile della seconda, per non definirla nociva.
Il problema principale è che si crede che il mondo virtuale sia nato insieme alla tecnologia di ultima generazione, invece esisteva già prima ed è stata una crescita graduale infine esplosa con internet e tutto quello che vi è collegato. Molti vi sono scivolati dentro probabilmente quasi inavvertitamente, mentre le nuove generazioni vi vengono tenute a battesimo se i genitori ne seguono il culto e crescono al suo interno.
Qual’ è il vero confine tra mondo reale e virtuale? Non c’è più una separazione netta, l’uno scivola nell’altro, questo il vero dramma. Un dramma non solo a livello psichico, di salvaguardia culturale ed etica del genere umano, ma che porta ad effetti tragici anche nella vita reale delle persone incapaci di difendersene. Ne abbiamo appena avuto un chiaro esempio con la manipolazione di massa della gente per la pandemia con conseguenti effetti letali.
Le suggestioni di massa esistono però già da molto tempo, attraverso la pubblicità, basti pensare all’esempio più lampante della Coca-Cola il cui culto fino ad oggi non è ancora tramontato, seppur affievolito; spesso mi meraviglio che tra le bevande anche nel normale carrello della spesa sia quasi sempre la Coca-Cola a esser scelta, la peggiore di tutte e ancora quella venga offerta dalle madri ai figlioletti, che magari hanno solo quattro-cinque anni, che ne sanno loro? “Se fai il bravo ti compro la Coca”. (Doppiamente nocivo).
La fotografia è stata un po’ il principale precursore di internet. Analogamente è un mezzo molto utile che facilita tante cose soprattutto sul lavoro (quando una volta occorrevano disegnatori o bisognava per forza recarsi sul posto per vedere qualcosa), ma in seguito alla digitalizzazione viene usata sempre più a sproposito. Invece di guardare con i propri occhi, vivere l’esperienza reale, si scatta una foto e con quell’atto si annienta l’esperienza. (Ne ho scritto in modo più esaustivo nell’articolo sulla fotografia). La contrapposizione della realtà all’artificio stride soprattutto di fronte ai bambini, in particolare i più piccoli: li vedi ovunque sosti in pausa, al parco o in spiaggia, vittime della mania virtuale. Ancora immersi nel mondo naturale che è tutto da scoprire, intenti ad ogni loro gesto, ad esempio nel raccogliere un sasso, nel buttarlo felici di compiere quell’azione, devono invece mettersi in posa per la foto. La madre non gioca più con loro, immancabilmente tira fuori il telefonino: li vuole in una certa posizione, nell’atto di compiere il gesto, ma il bambino estraneo al mondo virtuale si ribella a quelle costrizioni (e a ragione), così che la madre spesso non rimane soddisfatta degli scatti che è riuscita a fare e la cosa si tira talvolta assai per le lunghe. Al povero piccolo/a viene impedito di giocare davvero e non di rado uno dei due perde infine la pazienza, (io facilmente la perdo per prima e me ne vado per non farmi prendere dalla tentazione di andarci a giocare io, o intromettermi), o il bimbo si mette a strillare oppure la madre si fa di cattivo umore perché il figlioletto/a non vuole stare per un momento in posa e tutta la festa si guasta. Il momento di gioia che avrebbero potuto vivere insieme deve cedere il posto a questa mania delle foto ricordo in ogni luogo e occasione, la vita non viene quindi più vissuta, diventa solo una rappresentazione sulla carta o lo schermo. Una finzione di quell’esperienza che attraverso la fotografia o la ripresa è stata ammazzata.
Crescendo poi il fenomeno incrementa e abituati inizialmente controvoglia i bambini ne diventano infine loro stessi succubi. La sfera emozionale viene livellata, i media si impongono sempre più protagonisti, la fantasia propria di ciascuno è respinta e sostituita con le immagini prefabbricate. Questo graduale annientamento della personalità di ogni bambino si nota chiaramente alle diverse età degli appartenenti ad una stessa famiglia: il più grandicello a 12 anni ha ormai assorbito cosi tanto che esprime la propria creatività attraverso il linguaggio e le immagini dei media, il più piccolo di 5-6 anni possiede invece ancora, in parte almeno, un proprio mondo che è tutto suo e la sua creatività è pertanto spesso più ricca e imprevedibile.
Gli adolescenti, che a quell’età si vogliono staccare dai genitori, se questi sono permissivi e li lasciano liberi, vengono più che mai monopolizzati dagli interessi commerciali che sfruttano appieno quella loro tendenza di ribellione al mondo degli adulti. Si credono liberi ma le loro scelte sono invece pilotate su merce prefabbricata o intrattenimenti su misura per illuderli. In tutto vengono influenzati, è la società che li trasporta, la moda e i costumi di vita imposti dai media fin nei rapporti più intimi.
Quando poi da adulti tutto è ormai diventato un’abitudine e le vere emozioni annientate, bisogna eccedere negli stimoli esterni e pertanto ci si sommerge nel materiale che per lo più serve solo come appannaggio per mostrarsi nel virtuale e l’economia ne profitta doppiamente, anzi in modo triplo se consideriamo le conseguenti cure per le patologie sia fisiche che psichiche che facilmente insorgono con tale stile di vita.
La mania di postare tutto su internet diventa patologica e la vita reale sembra soltanto al suo servizio.
Le scene che si vedono in giro sono talvolta davvero comiche. Quando esponevo le mie ceramiche non di rado si avvicinavano delle turiste decise, con l’espressione esageratamente estasiata, mi chiedevano il prezzo di diversi oggetti che poi rigiravano tra le mani piene di entusiasmo, sembrava che volessero comprarne più d’uno, ma quando la scelta era stata fatta inaspettatamente lasciavano tutto e se ne andavano puntando da un’altra parte. Inizialmente non capii, ma ben presto mi accorsi che qualcuno filmava la scena; quale soddisfazione ricavassero dal mostrare ad altri questa loro rappresentazione è per me ancor oggi difficilmente concepibile.
Altre volte uno stuolo di turisti con guida scende dal battello o sbuca da una strada nella piazza principale, tutti avanzano con i telefonini alzati e gli occhi sempre fissi al mirino, riprendono ogni cosa senza aver visto nulla, qualche donna staccandosi un po’ cammina all’indietro per farsi riprendere e quindi il gruppo procede serrato (ognuno non vedendo che chi gli sta davanti), alla volta del prossimo punto rilevante della città per ripetere la medesima scena; alcune coppie si attardano ancora un momento nella piazza per riprendere se stesse (il protagonismo è anche questa una malattia, ovunque si arriva si fa sempre mostra solo di sé, anche davanti alla Pietà di Michelangelo si vorrebbe farlo se non fosse che le fotografie sono vietate), poi di corsa va a raggiungere gli altri. Vengono anche da molto lontano: Stati Uniti d’America, Brasile, Australia …Canicattì, ma quello che hanno visitato in Italia lo vedranno anche loro stessi solo sullo schermo quando tornati a casa lo mostreranno agli altri o lo posteranno su qualche social network.
In montagna quando verso sera arrivi al rifugio dopo una lunga giornata di cammino e entri nello sgabuzzino o ripostiglio degli scarponi per toglierteli (che si sa, nei rifugi si può entrare solo in ciabatte e le forniscono loro per tutti), trovi qualcuno seduto sulla panca intento allo schermo e alla tastiera del telefonino, (non per chiamare, anche perché difficilmente la linea prenderebbe lì dentro che già fuori non funziona sempre), ti meravigli un po’ che abbia scelto proprio quel posto ma non te ne curi più di tanto e in ciabatte vai a presentarti ai custodi del rifugio . C’è ancora un’oretta per la cena, esci rimanendo nei dintorni, fuori non c’è nessuno salvo che qualcuno stia arrivando a destinazione, fa un po’ freddino ma lo spettacolo è straordinario dei monti illuminati dal sole del tramonto e del laghetto vicino increspato dalla brezza; il tempo passa in fretta, è l’ora di cena, rientri e nella scarpiera trovi ancora quella persona seduta al medesimo posto intenta al telefonino. Questo è l’andare in montagna, chiudersi di fronte alla realtà fra gli scarponi ed il cellulare, forse per paura che quella realtà a cui non si è più avvezzi, per la sua prorompente presenza che difficilmente si lascia ignorare, scuoti d’un tratto dal torpore del mondo virtuale in cui si è affondati e mostri quanto offuscati si è nella comune esistenza.
I sentimenti come le emozioni sembrano ormai solo letteratura. Come si spiega altrimenti il “Boom” di cuoricini rossi piccoli ed enormi in ogni dove? In luoghi pubblici e privati, l’uso smodato che se ne fa nella comunicazione sui media, a malapena ci si conosce, hai scambiato due parole con una coetanea e già ai primi messaggi che poi ti manda subito compaiono i cuoricini e ben presto sono tutta una caterva di ogni misura e specie …tanto rischi non ce ne sono, il sentimento vero non esiste più, chi l’ha mai conosciuto, nessuno può illudersi (siamo proprio certi nessuno?), con la stessa facilità se ci si accorge che l’altra persona non la pensa come noi, si fa poi finta di non vederla rincontrandola per strada. Alla mancanza forse sentita inconsciamente da tutti supplisce l’apparenza ed eccoci di nuovo finiti nel mondo del virtuale. Così le passeggiate lungomare, le pedonali in contesto parzialmente naturale che possono avere qualche suggestione, vengono attualmente subito chiamate con nomi romantici come: via Dell’Amore, Passeggiata dei Baci, Sentiero degli Innamorati e simili, con tanto di insegne e loghi corrispondenti, al principio, la fine e lungo il cammino. Certamente sono un deterrente per chi è ancora sincero. Apparentemente qualcuno o molti ci tengono a questi surrogati; tanto è vero che non ci si ferma a questi in fondo richiami quasi innocui, ma si va alla ricerca di stimoli artificiali che si perseguono fin nella ricerca scientifica più professionale con interventi mirati … non voglio proseguire perché un enorme dramma vi è implicato. Quello che di più meraviglioso e straordinario apparteneva al genere umano ed è stato ormai in gran parte distrutto, si cerca ora di ripristinarlo forzatamente per vie artificiali, favorendo in tal modo il vizio che annienterà completamente la fonte naturale, senza accorgersi che gli artifici escogitati non potranno mai eguagliare quel che l’uomo aveva per natura, inoltre non saranno esenti da conseguenze che prima o poi compariranno portando il genere umano alla rovina totale.
Per chi non vuol fingersi cieco i recenti drammi a livello globale e l’assurda gestione degli stessi, sono un chiaro segno che l’umanità sta capitolando.
Inavvertitamente una nuova specie di umani si sta evolvendo e soppianterà la nobile e cosciente creatura voluta dagli intenti naturali che in passato ha trovato la sua massima espressione nei grandi artisti di tutte le arti. Come già avvenuto ai tempi del Neanderthal, la stirpe autoctona dovrà cedere il posto ad esseri razionali che agiscono quasi meccanicamente secondo la consequenzialità di causa ed effetto quasi come dispositivi a cui si è data la carica. La cosa è già in atto e sempre più si apre la voragine tra chi conserva le naturali prerogative umane e chi vive ormai in un mondo di artifici manipolato dagli interessi dell’avanzamento tecnologico. Qualcuno più, qualcuno meno, ma quasi tutti ignari. L’incomprensione porta a grandi sofferenze per chi conserva la vera natura umana e trova sempre meno riscontro nei suoi simili (ovvero quelli che ritiene ancora tali e spesso si illude), per poi infine dover solo prender atto del grande dramma a cui non può porre rimedio. Mentre quegli altri, lo prendono alla leggera, non vivono la situazione tragica e forse anzi ne ridono e comunque disprezzano senza comprendere che dall’altra parte la sofferenza è reale e sincera, perché il loro cuore è ormai morto, il sentimento una cosa inutile e spregevole, loro conoscono solo l’andare dritti ad uno scopo pratico, avvalersi di statistiche, reagire in modo razionale ad un determinato stimolo, infatti l’unica grande ammirazione e apprezzamento che sanno fare è riguardo alle macchine: le loro prestazioni, la sofisticata tecnologia ed elettronica che le mette in funzione, e l’estetica esteriore delle linee, dei materiali e le lacche adoperate. A nessuno di loro verrebbe mai in mente che un minuscolo insetto vivo è un capolavoro della natura di fronte al quale anche le loro più sofisticate macchine non reggono il paragone e l’uomo se ne dovrebbe vergognare.
Come uscire dalla trappola? Creare uno stacco netto e totale del mondo virtuale, di quando si sta sui dispositivi elettronici, da quello reale e respingere ogni compromesso, ogni artificio, tornando ad imparare a vivere le cose e le persone in diretta con chi è presente e dedicandosi ad iniziative concrete nel mondo reale. Rinunciando a quella scusa trabocchetto di voler condividere tutto con gli assenti (che in genere è poi solo vanità e gli altri non ne traggono poi così tanta soddisfazione dalla nostra condivisione come pensiamo, non di rado si stufano e fanno solo buon viso a cattivo gioco), ridando importanza a chi ci è accanto per davvero; si scenderà dalle nuvole “cloud” con i piedi per terra, ristabilendo rapporti più veritieri che sono presupposto per tanto altro.
La zucca e la ghianda
Le antiche favole e la loro saggezza oggi sembrano purtroppo dimenticate. Oppure si ignora quanto sia profonda la lezione di vita che racchiudono, all’interno di una narrazione tanto semplice e chiara da poter essere ascoltata da tutti i bambini. L’essenziale si può esprimere in poche parole, ma hanno il pregio di lasciarsi abbellire e variare in mille modi secondo la fantasia e l’estro del narratore.
Peccato che i dottori e scienziati non siano più capaci di ascoltarle. Probabilmente da bambini nessuno glie le ha raccontate, è tutta colpa della TV, e si sa, quello che non si ha imparato da bambini è difficile impararlo da grandi, per gli adulti diventa solo astratta materia di studio, non si legano mai con essa nella maniera profonda dei bambini il cui animo ne rimane impressionato e rimarrà come sfondo per tutta la vita.
Queste favole dimostrano quali alti traguardi l’uomo aveva raggiunto nel passato, ora non fa che illudersi con la sua tecnica che lo porterà alla rovina, ignaro del vero come mai lo è stato in precedenza. Oggi l’uomo sta davvero tentando di far crescere le zucche sulla quercia e saltuariamente ci è già riuscito, ma mentre fiero contempla il risultato del suo ingegno, ecco che una zucca si è staccata dal ramo dell’albero cadendogli in testa. Nella sua ottusità non si dà tuttavia per vinto, vorrebbe definirlo un incidente fortuito e crede ancora di poter migliorare la natura. Proprio la sua intelligenza ed erudizione è la sua rovina, la sua bravura nel trovare espedienti e scoprire alcuni meccanismi alla base dei processi naturali: lo rendono ambizioso, si imbottisce di vanagloria, mira alla fama tra gli umani, a riconoscimenti e ricchezza, e ne rimane totalmente accecato. L’umile contadino senza conoscenze scientifiche osservava la natura soltanto in modo diretto e ne faceva esperienza, egli aveva capito. Vi ricordate l’aneddoto, la favola che potete ritrovare tra quelle di La Fontaine? Non so se già Esopo o Fedro l’avessero trattata.
Sì, anche il contadino aveva avuto un pensiero presuntuoso, ma non perseverò su di esso. (“Come mai il Signore ha fatto crescere le zucche così grandi su una pianta tanto esile e strisciante, mentre ad un albero forte e imponente come la quercia ha dato dei frutti tanto piccoli come le ghiande? Fossi stato io a fare il mondo o almeno avessi potuto dargli dei suggerimenti, avrei auspicato il contrario, mi sembra che abbia fatto le cose un po’ a casaccio senza rifletterci molto” ). La realtà gli mostrò però il suo errore ed egli umilmente imparò la lezione ringraziando il Signore. Per lui che zappava soltanto forse era più facile, perché non sarebbe mai stato capace di fare nascere una zucca sul ramo di una quercia, al massimo avrebbe potuto far arrampicare la pianta di zucche sull’albero, ma non era una grande ambizione questa, gli sarebbe poi costato anche tanta fatica sia per riuscirvi sia per poter infine cogliere le zucche, senza ricavarne alcun vantaggio né materiale né di gloria, i suoi compaesani gli avrebbero se mai dato dello stupido o sciocco.
Ora comprendo dove sta la chiave di tutto l’errore del sistema, sì proprio nel sistema della scienza. All’uomo di scienza non si potrà mai dare dello stupido e dello sciocco, perché egli ha studiato sui libri, si è istruito, laureato, fa parte di un ordine di persone colte che hanno fatto altrettanto. Naturalmente una persona colta ed istruita non potrà mai essere sciocca altrimenti non avrebbe ottenuto il suo titolo, le due cose si escludono per forza, sono l’una l’opposta dell’altra, non potranno mai convivere. Di conseguenza queste persone non potranno mai fare una sciocchezza, nessuno oserebbe dirlo, perché i colleghi certo sciocchi non sono per dire una cosa simile; se lo dicesse chi non fa parte dell’ordine e non ha quindi la stessa istruzione, se lo dicesse per esempio quel contadino che ha imparato dall’esperienza, certamente lo sciocco è lui, tanto è vero che la sua ignoranza nelle cose di scienza è un dato di fatto e lo dimostra.
All’umile contadino non resta pertanto altro che continuare a coltivare le sue zucche con il sudor della fronte come ha sempre fatto da secoli per il suo sostentamento e con il timor di Dio riposarsi all’ombra della grande quercia; ma un giorno questo suo pacifico e remissivo operare verrà turbato e mentre tranquillamente e fiducioso riposerà sotto alla quercia le cui piccole ghiande anche cadendo non gli faranno alcun male, perché Iddio ha fatto le cose per bene, verrà inaspettatamente schiacciato da una grande zucca che staccatasi dall’albero gli cadrà sulla testa. Chi mai avrà fatto l’assurdità di far crescere la zucca sull’albero? (Forse non farà in tempo a chiederselo). Quell’uomo istruito nelle più sofisticate tecniche, imbottito di scienza, ma che purtroppo non ha mai fatto l’esperienza di addormentarsi sotto ad una quercia e venir risvegliato da una piccola ghianda che gli cade sul naso e pertanto è causa della rovina del mondo. Se non sarà lui a portare a termine l’opera cominciata, lo precederà un non meno ambizioso che con la forza delle armi vuole dominare il mondo, ma lo ridurrà in cenere.
Il sacrilegio
Connessi al futuro. Università degli studi di Genova
La gente passa indifferente, come ormai di fronte a quasi tutte le immagini che quotidianamente si impongono passivamente alla vista in ogni dove. Eppure questa che campeggia in grande formato in più punti della cittadina dovrebbe in modo particolare urtare e offendere l’amor proprio di ogni italiano. L’Italia patria dell’arte, un tempo eletta madre dei più grandi talenti, vanto dell’umana stirpe che ivi ha raggiunto le più alte vette dell’espressione artistica, ora sfregiata, catapultata nell’opposto della fredda e spregevole meccanica, degli automatismi che di nulla hanno rispetto, che senza ritegno tutto calpestano perché la loro natura è fatta di freddi calcoli e meccanismi programmati. E l’uomo un tempo artista che si elevava fino alla Fonte della sua origine, si fa programmatore di macchine distruttrici della sua anima, della sua dignità, della sua stessa essenza, per perdere il suo privilegio di creatura superiore di tutto il regno naturale e degenerare in un essere amorfo atipico, incosciente di sé e del suo stato: non più umano, né animale, né elemento inanimato, ma certamente senz’anima e senza cuore.
Così il tema divino del grande Michelangelo rappresentato in quel particolare eccelso noto a tutti, compreso da pochi, nel ciclo degli affreschi della Cappella Sistina, un capolavoro unico al mondo, viene ora usato ingannevolmente a fini culturali e rappresenta invece la degenerazione e vergogna dell’attuale umanità.
Volutamente per far deragliare il genere umano o perché ciecamente in balia di un sistema infernale in cui si è scivolati gradualmente perdendo ormai completamente ogni discernimento?
Proprio l’università, quell’ateneo che detiene la formazione e la cultura e dovrebbe essere il custode geloso di tutte le arti e conoscenze del genere umano, propone questa immagine.
L’uomo non è dunque più tale, tende a trasformarsi in macchina, in ingranaggio meccanico, questo il traguardo della sua evoluzione che viene mostrato addirittura con fierezza. Altrimenti perché si espone quest’immagine raccapricciante per invogliare i giovani ad iscriversi agli studi universitari?
L’uomo odierno non vuole più riconoscere il suo legame con il divino (eppure nasce e muore come da sempre), crede presuntuosamente di poter costringere la natura secondo la sua volontà e quel che gli sembra far comodo al momento. L’attuale virus, da lui stesso modificato e reso pericoloso per l’uomo, che sfugge al suo controllo, mostra chiaramente il suo errore, ma ancora ostinatamente si accanisce per ignorarlo. Ancora crede con i rimedi temporanei (come i vaccini) di avere infine la meglio e dominare la natura; non vede che si sta scavando la fossa con le sue stesse mani, è solo questione di tempo, e i tempi in natura (come pure gli effetti), sono imprevedibili, spesso lunghi, ma poi quando il momento arriva non c’è più rimedio che possa arrestare la catastrofe. Sì i morti del Covid-19 sono tutti vittime della presunzione della scienza. Il sistema prima o poi è destinato a crollare completamente se l’uomo non riconosce i suoi misfatti e continua a chiamarli progresso.
“Connessi al futuro” … La mano si tende verso quella di una macchina artificiale, da essa dovrà ormai dipendere la sua vita, una vita che non sarà più umana (ne conserva solo alcuni connotati esteriori, quelli che gli vengono da tutt’altra fonte).
La Fonte indistruttibile ed eterna non si scomporrà di fronte all’autodistruzione di quella che un tempo è stata la sua creazione più alta. L’esperimento uomo sarà terminato per lasciare il posto e concentrare l’energia creatrice in una nuova idea di creatura cosciente a cui l’uomo terrestre con le sue tecnologie non avrà più alcuna parte.
Forse chissà, in un punto lontanissimo dell’universo si afferma ormai una realtà diversa, dove quei pochi spiriti che hanno conosciuto e conservato durante la loro vita su questo pianeta, quel contatto vero con il divino così egregiamente espresso e dipinto da Michelangelo, prendono parte ad una diversa umanità, senza macchine e tecnologia, senza economia e possesso, senza governi e leggi umane, liberi nella severa legge divina rispettata a pieno coscienziosamente.
Tutti coloro che quaggiù hanno invece voluto affermarsi autonomi e creduto con superbia di poter essere artefici di se stessi e comandare alla natura manipolandola secondo le proprie ambizioni e gli interessi particolari, troveranno la nera morte eterna. Con la distruzione del genere umano anche tutta la fama e il prestigio conquistato presso i loro simili dai singoli individui, le loro invenzioni e trovate per le quali si sono impegnati durante tutta la vita, dimentichi di un pensiero di umiltà e sottomissione all’eterno flusso naturale, senza mai domandarsi se il fine fosse davvero positivo per l’umanità a lungo termine, non vedendo altro che i loro interessi immediati, svaniranno nel nulla per sempre. Insieme a tutta la storia umana di quella manciata di millenni che poca cosa sono di fronte all’universo, saranno come scorie inutili scrollate di dosso da quell’immensa universale Singolarità Prima.
La verità sulla pandemia
La verità sulla pandemia sta per esser dimostrata
Un susseguirsi di crimini e colpe senza uguali …
Il virus SARS-CoV-2 non è di origine naturale ma è davvero sfuggito dai laboratori di Wuhan dove i ricercatori da anni facevano studi su virus di animali modificandoli affinché potessero infettare anche l’uomo.
Quel che sembrava verosimile fin dal principio, ma è stato volutamente occultato perché non doveva assolutamente affermarsi, tanto che vennero silenziati, discreditati e allontanati dalla comunità scientifica diversi scienziati anche illustri tra cui il portatore del Nobel Montagnier ed il fisico che cito poco sotto che già nel febbraio 2021 aveva presentato studi e ricerche in tal direzione, non potrà rimanere coperto più a lungo. Finalmente chi sostiene la tesi e ha raccolto prove convincenti (anche di corrispondenze tra i ricercatori di Wuhan e la comunità scientifica americana), torna ad essere ascoltato pubblicamente e i responsabili dovranno dare una risposta alle accuse. Secondo quanto dichiarato la comunità scientifica tedesca è in attesa e non basteranno più argomenti evasivi da opporre alle prove presentate.
Lo dichiara il fisico tedesco, Prof Roland Wiesendanger dell’università di Amburgo in un’importante intervista trasmessa dalla tv di Berlino: TV berlin-Tichys Ausblick- Corona und Gain-of-Function: “aufhoren, damit herumzuspielen”. (la o di aufhoren va con i 2 puntini sopra, con la mia tastiera non riesco).
“Occorre smettere di giocherellare con ciò”, dice nel titolo, riferendosi alla manipolazione dei virus da parte dei ricercatori. Invero una procedura che comporta una minaccia gravissima per tutta l’umanità, più delle bombe H. Virus anche molto più letali dell’attuale covid-19 vengono sequenziati ed adattati affinché possano infettare l’uomo e se sfuggono farebbero una strage ben più grave del virus attuale.
Tra l’altro studi di nessuna utilità, portati avanti con la scusa di osservarne il comportamento e le mutazioni, in previsione di eventuali variazioni naturali casuali, che potrebbero renderli capaci di infettare l’uomo per prevenirne le conseguenze. Conseguenze che, come ora si è visto chiaramente, l’uomo non potrà mai evitare efficacemente, nemmeno studiando dei vaccini in anticipo, proprio a causa del continuo mutare dei virus. Una previsione già di per sé assurda, perché sarebbe impensabile che si possa prevedere la mutazione di uno specifico virus animale che ad un certo punto elegge l’uomo come suo ospite e dovrebbe essere proprio quello per il quale la scienza avendolo studiato a fondo prima, avrà già pronto il rimedio.
La natura ha mostrato a cosa porta la presunzione di credere di poterla dominare e manipolare a piacimento, se non si imparerà la lezione nemmeno dopo l’attuale catastrofe, l’umanità sarà presto finita.
Un alibi insensato quindi, dietro al quale si vuol celare il più grande crimine contro l’umanità dopo la seconda guerra mondiale. La preparazioni di armi biologiche che l’uomo stesso non saprà più controllare una volta scatenate. Bombe ad orologeria le chiama il Prof Wiesendanger.
Già nel 2011 c’era stata una polemica riguardo ad un virus di uccelli con un’altissima letalità per l’uomo a cui era stato adattato, ma la ricerca venne poi sospesa.
Far cessare queste sperimentazioni, (“Gain of function”, si chiama questo campo di ricerca), per le quali la stessa comunità scientifica americana e A. Fauci ha dato in passato il suo benestare e implica naturalmente anche interessi economici e finanziamenti che pare ricevano da parte dell’America, è la ragione più pressante per cui la verità deve a tutti i costi essere riconosciuta pubblicamente. Sembra che la paura di non poter procedere con tali attività sia stato uno dei principali motivi per voler nascondere l’origine del virus e fare di tutto per confondere gli indizi che possano portare alla reale versione dei fatti.
La più grande banca dati mondiale sui coronavirus è stata subito oscurata e nessun scienziato può più accedere ai dati raccolti e i virus esaminati nel laboratorio di Wuhan. Come mai? Un’azione molto sospetta.
Prove più certe sono però ormai messe in campo da colui che era stato accusato di congiura in seguito alle sue ricerche scientifiche sul virus nel febbraio 2021, (viene citato Drosten come suo antagonista scienziato di potere). La tesi della manipolazione scientifica del virus venne quindi diffamata, dichiarata una teoria complottista dagli stessi scienziati e tale è stata poi diffusa dai media, la sua credibilità venne così del tutto spuntata. (C’è una lettera aperta sottoscritta da molti in cui si esclude la possibilità che il virus sia stato manipolato dall’uomo e sfuggito dai laboratori di ricerca ed è proprio questa la congiura).
Prof Wiesendanger dichiara questa pandemia una Cernobil della geno ricerca, che ha provocato una catastrofe di milioni di morti, pertanto ha ritenuto suo dovere andare a fondo nel sondare la verità. Inizialmente l’idea che il virus fosse sfuggito dal laboratorio di Wuhan è stata plausibile per molti e altamente verosimile data la presenza di questo grande centro di ricerca proprio sui virus nella città dove si è scatenato. In seguito dopo alcuni sommari accertamenti (forse condotti solo per salvare le apparenze), la cosa venne archiviata e stranamente nessuno ne parlò più, evidentemente tutti erano stati messi a tacere.
Questa origine che anch’io continuavo a ritenere la più probabile, giustifica tutta l’isteria e le sempre maggiori imposizioni dei governi; come ho scritto in un altro articolo, chi ha la coscienza sporca per non fare affiorare la verità ha come più efficace espediente sottomettere con la forza chi potrebbe accusarlo, distraendolo anche con le costrizioni da contestare, dall’accusa primaria.
Tornando all’intervista del Professore egli dice che ricercare la causa della pandemia è di primaria importanza, molto più che riguardo ad altre catastrofi come ad es. incidenti aerei per i quali è cosa ovvia oggigiorno; l’utilità per evitare incidenti simili futuri nel caso di quelli aerei e tuttavia di gran lunga minore riguardo a quella del determinare con certezza l’origine del virus che di morti ne ha fatti migliaia, eppure è stata presto archiviata.
La comunità scientifica mondiale conosceva i rischi della ricerca e questi fatti portano a notevoli implicazioni e spiegano anche la rapidità con la quale vennero subito prodotti i vaccini dalle grandi aziende come Pfizer. Wiesendanger ribadisce più volte che ci sono stati più occultamenti e false dichiarazioni, che inizialmente diversi virologi avevano richiamato l’attenzione sulla sequenza del virus che non poteva essere naturale, anche A. Fauci ne era stato informato, ma si volle a tutti i costi sviare e nascondere tutto ciò che poteva ricondurre ad un’origine artificiale del virus. Una versione che non doveva comparire e venne respinta deliberatamente. Già nel 2020 in seguito ad una conferenza in cui più scienziati dichiararono verosimile l’intervento e la responsabilità umana, in capo a tre giorni tale possibilità venne esclusa. Tutto per poter continuare la ricerca nel campo e distogliere la colpa dalla comunità scientifica.
Esponendo poi altre prove con implicazioni politiche, la presenza di innumerevoli documenti che confermano il tentativo di confondere e sviare dalla verità e l’incrocio di date e fatti, il Professore viene alle conseguenze a cui la non ammissione degli accadimenti reali ha portato e dei quali allora non si era certo pienamente coscienti.
Alla luce di quanto accaduto, oggi ritiene per certo e conferma con documentazione medica, che si sarebbero potute salvare migliaia di persone se si fosse saputo con chiarezza fin dall’inizio l’origine del virus, oltre a risparmiare l’umanità da tanti dibattiti, accuse, misure insensate per combatterlo. Anche il vaccino si rivela assai meno efficace delle cure di fronte ad un virus modificato artificialmente, per il quale l’immunità completa non ci potrà mai essere, poche speranze dà la ripetuta vaccinazione, come attualmente viene confermato sul campo con le persone che si infettano pure dopo la terza dose. Lo conferma Israele che è già alla quarta e ci si ammala tuttavia di covid.
Condannabile è comunque sempre la ricerca scientifica unilaterale di rimedi che andrebbero invece sviluppati su fronti differenti e non solo quello vaccinale come si sta facendo attualmente.
Per concludere mette in guardia e lancia un serio allarme riguardo agli immani pericoli che potenzialmente tutti i centri di ricerca bio-scientifica sui virus sparsi nelle nazioni del mondo costituiscono per l’intera umanità. Esorta che occorre un organo di controllo internazionale per gli stessi che sono assai più pericolosi delle centrali nucleari e armi atomiche. Se si trascura questo, si continua a lasciare libera la ricerca di sperimentare qualsiasi cosa e si pensa solo di uscire dall’attuale pandemia, rimane la minaccia di catastrofi enormi per le prossime generazioni.
Il crimine è stato pertanto doppio e triplo, è sintomatico per la nostra società (questo lo commento personalmente), che il primo grande errore e crimine celato, rimbalzi poi nel mondo generando altri errori e crimini che vengono pure occultati, fino ad arrivare a quelli particolari dei singoli paesi. In Italia la veloce cremazione dei morti di Bergamo per i quali non si volle rendere possibile l’autopsia; le misure prese dal governo … Le menzogne sui dati di positivi e morti; le omesse dichiarazioni degli effetti avversi da vaccino ed il numero dei morti riconducibile a tale causa. In Germania stanno affiorando false dichiarazioni riguardo ai posti disponibili in terapia intensiva durante la pandemia. Lo stesso ministro della sanità Karl Lauterbach, non poco criticato e favorevole all’obbligo vaccinale, preferisce a riguardo assumere ora una posizione di chiarezza e ammette la cosa verosimile. I grafici mostrano infatti che proprio in corrispondenza della disponibilità di fondi erogati dallo stato per potenziare i posti letto nelle terapie intensive, crolla d’un tratto la disponibilità di letti liberi in molte strutture. Nessuno verificò la necessità reale e si sospetta anche che venissero riempite di pazienti ordinari che non ne avevano necessità. Il fatto è poi rimbalzato sui media creando allarmismo; persino la cancelliera Angela Merkel in un discorso ha dichiarato che non si possono ignorare gli appelli di urgente necessità dei reparti di terapia intensiva se ci si vuole considerare umani. In seguito si verificò anche un altrettanto repentino svuotamento degli stessi.
Per concludere questa è la scienza e le sue conseguenze! La scienza che ha portato alla bomba atomica, la scienza che ora fabbrica i virus letali; la scienza che tuttavia è sempre tirata in causa come l’unica disciplina affidabile per l’essere umano e la si adora come antichi popoli adoravano un qualche loro Dio autoritario che si erano fabbricati con le loro stesse mani, sacrificandogli poi vite umane come facevano gli Atztechi. Pur riconoscendone la crudeltà, queste civiltà continuavano a credere in lui e di dovergli sacrificare le vittime.
L’uomo attuale fa lo stesso, il suo Dio si chiama Scienza, egli stesso lo ha ideato ed è il più crudele di tutti i tempi. Nessuno osa sottrarsi dal venerarlo, ci si mette volentieri nelle sue mani, anche quando ha appena ucciso tanti nostri fratelli, fiduciosi dei rimedi che offre che quasi sempre risultano infine veleni.
è tempo di diventare consapevoli
Signori e Signore
Un appello alla vostra coscienza.
È tempo che ognuno diventi consapevole e si impari dalla storia.
Da secoli si ripetono gli stessi errori, cambiano le condizioni esteriori ma la reazione delle persone è sempre pressoché identica.
Possibile che vogliate perpetuare questo stato di cose imperterriti fino a giungere all’autodistruzione totale? Occorre agire attivamente per proprio conto, non ha più senso aspettare direttive dall’alto e che i governi o chi guida l’economia imbocchi una strada benefica per il genere umano, perché non lo farà mai. Gli interessi sono troppo forti e se voi singoli non siete capaci di mettere in seconda linea i vostri, vi aspettate che lo facciano coloro che hanno i poteri e unicamente su quelli cavalcano? Lasciamoli alle loro iniquità e colpe ma traiamoci fuori dalle nostre responsabilità, che se pur possono sembrare piccole ed insignificanti, di fronte alla realtà dei fatti si dimostrano però tutt’altro che innocue.
La passività e accettazione è il più grande sostegno di tutti i crimini che senza di esse non si potrebbero affermare e pertanto diventa anche una gravissima colpa a livello etico-morale. Ci sembra di non fare alcun male, svolgiamo unicamente il nostro lavoro e spesso anche per i più nobili fini: mantenere una famiglia, non far mancare nulla ai nostri figli, garantire loro l’istruzione scolastica, magari promuovere pure iniziative culturali … Ma per farlo sottostiamo a delle leggi e imposizioni che sono un attentato alla dignità umana, un crimine contro la vita ed i diritti dell’uomo e la discriminazione più abbietta dei nostri simili.
Il nazismo non si sarebbe mai potuto affermare e perseguire poi così a lungo i suoi truci fini, se non avesse avuto al suo servizio migliaia di cittadini che non erano propensi ad altro che a svolgere il proprio lavoro come prima e tutelare così i propri interessi privati, senza preoccuparsi di scoprire cosa si celasse dietro alle nuove leggi e la dittatura del governo di Hitler e quale macchina infernale mandavano avanti.
Ora la reazione è la stessa di fronte alla narrazione della pandemia e l’enorme sistema di interessi politici ed economici costruiti su di un virus che viene sfruttato per manipolare la popolazione mondiale. Il gran numero di vittime c’è stato e continua a subirne le conseguenze proprio a causa delle misure prese, del terrore suscitato, delle falsità che si continuano ad affermare, che altrimenti il virus avrebbe fatto molto meno danni e senza suscitare il grande allarmismo, così come poca notizia fanno i quotidiani morti per incidenti stradali.
Le conseguenze causate dal vaccino anti covid-19 che gradualmente affioreranno sempre più e avranno effetti anche letali ancora per molti anni futuri ed un aumento esponenziale di patologie collaterali varie, sono un crimine senza uguali, che proprio per la vostra accettazione, subitanea convinzione di fronte a prove di efficacia e sicurezza nulle, credulità nei confronti di chi non poteva avere alcuna certezza anche se ne faceva sfoggio a parole e alla facilità di inculcarvi la paura, sono stati possibili commettere.
Come è stato semplice ipnotizzarvi e convincervi, persino riguardo ai vostri bambini, dei quali accettate così di guastare la salute futura con un compromesso sistema immunitario è incredibile. Convincervi subito a tal punto da non attuarlo solo per voi, ma da volerlo vedere imposto a tutti e da farvi approvare e sostenere i metodi di costrizione all’ obbligo di vaccinarsi.
Molti di voi certamente si sono chiesti (spesso ho sentito discorsi simili), come fossero stati possibili gli orribili crimini del nazismo di fronte a un’intera popolazione che accettò tutto passivamente senza ribellarsi. Allora il terrore imposto era stato assai più forte e le punizioni con l’arresto e la deportazione erano certo un deterrente notevole.
Ora voi non sapete ribellarvi di fronte al rischio di venir solo multati o temporaneamente sospesi dal lavoro. Ora anche voi non vi date pensiero fino in fondo di quale sia effettivamente la realtà, non sondate la situazione, non riflettete come la dignità umana e la coscienza richiederebbe. Vi sta a cuore soltanto il vostro benessere e con questo preparate il malessere per tutti nel prossimo futuro. Credete a quello che vi dicono i primi venuti in TV e nemmeno la totale indisciplina e arroganza di medici e dottori incapaci di ascoltare il prossimo, che ad ogni istante rubano la parola interrompendo un discorso altrui, perdendo totalmente l’autocontrollo e il più elementare senso civico, (da fare rizzare i capelli ad ascoltarli), vi fa aprire gli occhi sulla falsità delle loro posizioni.
Voi sareste gli uomini e le donne del duemila, all’ apice del progresso dell’umanità e state in tutta tranquillità e noncuranza preparando la morte ai vostri stessi figli, o se non altro una vita intollerabile sotto ogni aspetto di dignità umana, salute del corpo e dello spirito? Forse quello che sta accadendo, se non verrà fatto cessare al più presto, avrà in modo lento e graduale delle conseguenze ancor più gravi del nazismo e che riguarderanno l’umanità intera, dalle quali non ci si potrà più risollevare e ci porterà all’estinzione.
È tempo di ribellarsi, sarebbe così facile se lo facessero tutti, ognuno nel suo piccolo e in pochi giorni ne saremmo fuori. Liberatevi da una colpa imperdonabile che vi porterete addosso in eterno, anche a costo di riconoscere di esservi ingannati, prima che sia troppo tardi. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
Il Laocoonte
Dove va la maggioranza là c’è l’abisso, da Noè a Enea son sempre i pochi a salvare una stirpe
Tutto si ripete come nel lontano passato delle più antiche civiltà. L’uomo odierno si crede progredito, ma è solo apparenza, l’abbaglio gli viene per l’uso quotidiano di sofisticate tecnologie che in realtà non sono altro che l’eredità di secoli di ricerche e sofferenze e del genio di pochi grandi inventori e uomini che hanno saputo dare uno sguardo incondizionato nella realtà della natura.
Tolti tutti gli apparecchi elettronici diventati ovvi e per molti anche indispensabili, per i più nulla potrebbe attestare un progresso umano rispetto ai popoli di epoche remote. Cambiano un poco il contesto e i fatti esteriori, ma l’essenza è la stessa e le reazioni identiche.
Vi ricordate il cavallo di Troia?
Ora ci risiamo. La pandemia e coloro che vogliono l’obbligo vaccinale.
Arriva un messaggero, un ingannatore, impostore mandato dagli Achei per annunciare la notizia, si finge vittima, pestato e minacciato a morte per suscitare compassione e farsi accogliere dai Troiani dentro le mura.
I giornali e media di oggi: per giorni hanno attirato l’attenzione pubblica su due turisti cinesi curati all’ospedale Spallanzani di Roma come i primi portatori del virus covid-19, riportando ogni più piccola variazione del loro stato di salute e pur essendo anziani se la sono cavata senza complicazioni e sono quindi rimpatriati. La narrazione è però subito cominciata in pompa magna, mai nessuno anche tra i malati e infortunati più gravi sconosciuti al grande pubblico, ha fatto tanto notizia sui media e focalizzato su di sé il mondo. In questo stile la narrazione è poi continuata. Già si sa che i giornalisti sono come le iene a caccia di notizie sensazionali, ingigantendole se non lo sono abbastanza, è il loro mestiere, ma questa volta sembravano affamati oltre misura, forse per la crisi generale pre-covid di cui un po’ tutti si lamentavano, decisi a dilaniare una preda gigante appena lievemente ferita, senza essere coscienti del pericolo in cui mettevano l’intera comunità.
Questo il principio della paura suscitata; prima notizia, poi timore, quindi paura quando sono iniziati i casi a Bergamo (forse perché c’è un aeroporto internazionale), poi diffusisi rapidamente. La gente era già condizionata dalle notizie drammatiche che erano giunte dalla Cina, senza i media tutto sarebbe rimasto piuttosto tranquillo, inosservato, invece … ecco i maggiori colpevoli, (che alle trasmissioni si indignano proclamando a gran voce che è una grave colpa mettere a rischio la vita degli altri e inveiscono contro i non vaccinati; che se non hanno mai preso il virus in questi due anni, non contagiano certo nessuno. Dare per scontato che un non vaccinato contagi altri è assurdo, è molto più verosimile che lo facciano i vaccinati che sono la maggioranza e si credono protetti e se un non vaccinato si ammala è probabilissimo che siano loro la causa delle sue gravi condizioni se dovessero verificarsi). Sì proprio i media sono i primi responsabili dei tanti decessi per aver suscitando terrore, agitazione, sembrava un finimondo ad ascoltare e leggere le notizie che diffondevano.
Con un po’ di buonsenso si assisteva ad una commedia tragico-comica e poi la cruda tragedia è arrivata davvero.
La gente ha perso la testa, tutti avevano paura, correvano subito in ospedale per qualche sintomo, forse anche solo influenzale, e proprio là negli ospedali il virus si propagò, anche tra chi vi era arrivato senza averlo, non c’erano protezioni a disposizione dei medici, nessuno sapeva come curare eppure tutti inizialmente correvano in ospedale. Il resto ormai lo sappiamo, il dramma è stato enorme e … oso dirlo, se i media avessero taciuto come tacciono sempre di fronte agli incidenti stradali (ci sarebbe invece una motivazione molto più ragionevole a focalizzarvi l’attenzione dato che sono causati direttamente dal comportamento umano), è probabile che sarebbe stato di assai minore entità.
Sì le battaglie tra i Troiani e i Greci sono state cruente, entrambi i popoli erano valorosi e tenaci, per anni nessuno prevalse. Le battaglie perse da una parte o dall’altra non furono determinanti e si recuperava con rivincite, ma poi avvenne uno stallo, segni di stanchezza su entrambi i fronti. Molti valorosi erano caduti, ora mancavano guerrieri forti ed emergenti, nessuno poteva sperare di avere la meglio sul nemico. Arrendersi? No, sarebbe stata una vergogna per gli Achei dopo dieci anni di guerra.
Il mondo attuale, una guerra di sottofondo serpeggia, la si vuole ignorare, celare, ma da decenni l’economia e la salute pubblica si fanno battaglia una contro l’altra. La produzione sommerge il mercato di prodotti, nel primo dopoguerra in graduale salita sempre più nocivi per la salute umana e inquinanti per l’ambiente e la pubblicità esorta al consumo, tutti le soggiacciono. La medicina spronata dall’aumento di patologie, nuovi disturbi e malattie una volta rare, ora sempre più frequenti, cerca di equilibrare i danni buttandosi però anch’essa a capo chino nella produzione. Per un po’ l’economia e la medicina trovano un equilibrio per il genere umano, nessuna prevale definitivamente sull’altra, sono tante piccole battaglie combattute. Le persone più valorose anche nella nostra società sono ormai morte, coloro che avevano ancora discernimento nella ricerca scientifica, ora tutti brancolano al buio compresi i governanti e vanno avanti a tastoni. Ad un certo punto, ormai tardi, ci si rende conto di stare alterando il pianeta con l’inquinamento e si comincia a prestare un poco più di attenzione alla produzione e lo smaltimento. D’altro canto l’abitudine alle comodità e al benessere ha portato a non voler tollerare alcun minimo disturbo e pretendere per tutto subito un rimedio farmaceutico (con noncuranza e leggerezza sia da parte delle persone sia dei medici), dimenticando che la natura è più forte e l’uomo non può costringerla per lungo tempo, le reazioni e conseguenze possono rimanere latenti per molti anni, anche un’intera generazione, ma poi d’un tratto si manifestano in una maniera del tutto inaspettata.
L’industria farmaceutica intanto acquista sempre più consapevolezza dell’opportunità, la salute delle persone diventa irrilevante, (una tendenza già presente al tempo di Molière, ve lo siete dimenticati il “Malato Immaginario”?). Il settore della sanità è ormai “leader” dell’economia, se prima ne contrastava gli effetti negativi sulla salute, ora vi è scivolato esso stesso, è stato abbagliato dall’oro ed un solo fine persegue, arricchirsi.
Le produzioni aumentando ogni anno, superano però ormai la richiesta, succede così per le fabbriche di automobili, verosimile che l’industria farmaceutica si trovi in uno stato simile, i malati sono forse ancora un po’ meno dei sani, potenziali acquirenti di auto. Quando un’industria è diventata un colosso con migliaia di dipendenti deve mantenersi, è un problema, insorge una crisi, come tirare avanti? Non si può fallire, non si possono licenziare migliaia di persone che rimarrebbero senza lavoro, occorrono malati per salvare queste industrie. In mancanza di meglio si fanno ricerche, sperimentazioni su virus di animali, i governi intanto finanziano la ricerca e si può tirare avanti, poi qualcosa arriverà, si spera una scoperta sensazionale, un rimedio straordinario per determinate patologie, forse contro il cancro (una di quelle malattie in cui è implicata la produzione e quindi l’inquinamento, ma l’economia non si può a nessun costo far retrocedere anche se stende morti) e d’un tratto invece guarda un po’ sfugge un virus, da un laboratorio pare … e avviene in Cina, un paese guardato con un po’ di diffidenza dalle potenze d’Europa e d’America, un enorme paese che sempre più si fa alla ribalta per la concorrenza, invade i mercati… e in Cina può accadere di tutto, è facile orientare in tal senso l’opinione pubblica che vi è già propensa.
Ricordo ad es. anni fa in un ostello francese in cui alloggiava un gruppo di giovani cinesi, vi era una cucina collettiva, si stavano preparando una bella insalata mista in grandi ciotole, una signora tedesca fece un’osservazione assurda rivolta a me che conosco la lingua: “Cosa non mangiano quelli, di tutto, fa persino puzza quello che si stanno preparando” (Non so da cosa potesse aver sentito puzza).
Un virus che fa morti, occorre un rimedio … ecco …
L’enorme cavallo di legno che ospita nel suo ventre i guerrieri greci, bisogna portarlo dentro le mura di Troia. Accorre di nuovo Sinone l’ingannatore che mente, esorta i Troiani a farlo entrare, è un dono per gli Dei, se si conduce davanti al tempio la guerra finirà, i Greci leveranno le ancore e torneranno con le navi alle loro terre. Il cavallo è la panacea per tutti i mali. Non pochi credono, altri sono incerti, qualcuno diffidente, si discute, ognuno dice la sua … ed ecco si fa avanti il sacerdote Laocoonte, vuol dissuadere i Troiani dal portare il cavallo dentro le mura, li ammonisce, li esorta a respingerlo, distruggerlo, asserisce che è portatore di male e quasi riesce a convincere la moltitudine con il funesto presagio, ma d’un tratto si vedono i due serpenti salire dal mare, avvinghiarlo e quindi anche i suoi figli accorsi in soccorso del padre e tutti e tre vengono uccisi con il morso e lo strangolamento dai mostri marini.
La folla assiste con sgomento senza intervenire.
Dopo tale tragico spettacolo i Troiani atterriti non osano più esprimersi contro il cavallo di legno, gli Dei hanno dato un segno del loro volere, tutti concordano che il cavallo deve essere portato nella città davanti al tempio nella piazza centrale e così fecero.
Non succede ora la stessa cosa? Il cavallo una grande fabbrica, oggi al posto dei guerrieri è gravido di dosi di vaccino. Molti lo accolgono festosi, ansiosi di portarlo dentro le proprie mura affinché immunizzi tutti i concittadini e liberi dal virus. Qualcuno è esitante, altri titubanti, solo una minoranza è decisamente contraria.
Anche questa volta arriva un segno che suscita terrore e convince. Presso gli antichi c’era l’unità, gli eventi si verificavano tra singoli, impostori, grandi guerrieri, sacerdoti; oggi nel nostro mondo frammentario e suddiviso in piccole unità: i byte, i pixel, le particelle quantistiche, è naturale che tutto si svolga distribuito sui tanti. I nostri impostori sono i giornali, la TV che diffonde false notizie e condiziona le masse di popolo incapaci di una riflessione seria e autonoma. Anche noi abbiamo i Laocoonte: coloro che si esprimono pubblicamente contro il vaccino; ma la natura è imprevedibile può colpire chiunque, diversi non vaccinati si ammalano gravemente, famigliari accorrono in aiuto e vengono contagiati a loro volta, qualcuno muore e subito a gran voce la cosa viene diffusa. Tanti muoiono e son morti, ma se muore una persona che si è sottratta al vaccino, subito viene citata su tutti i media come punita per la sua contrarietà al vaccino. Molti incerti si convincono a vaccinarsi, quelli già favorevoli incitano e la maggioranza vince trascinando con sé anche i contrari che sono costretti a seguirli.