“Il vestito nuovo dell’imperatore”

Di fronte all’arte e soprattutto l’arte moderna e contemporanea in tutti i settori si riscontrano in genere tre tipologie di approccio.

La gente semplice e poco istruita ha ancora il coraggio di essere sincera, tanto non ha nulla da perdere e non si monta la testa e questa loro sincerità spontanea merita comunque di essere apprezzata: affermano che ci saranno stati pure dei grandi artisti ma loro non ne capiscono niente, non sanno distinguerli e non vi hanno alcun interesse, non cambierebbero la loro vita.

Un altro approccio di persone poco istruite ma presuntuose è quello di credere di saper giudicare gli artisti, anche i più grandi e qui se ne sentono di tutti i colori. Ad esempio qualcuno dice che artisti come Leonardo da Vinci, Raffaello, Botticelli… quelli sì erano grandi, sapevano disegnare davvero, ma tutti quelli moderni e astratti sono degli imbroglioni, fanno sgorbi e pasticci, chi sa se sapevano disegnare, avranno avuto degli appoggi o denaro per diventare famosi; che dei segnacci e miscugli di colori sarebbero capace di farli anche loro stessi su una tela solo che si vergognano di farlo e poi occorre essere in un giro di conoscenze con altri artisti, galleristi e critici e avere del denaro da buttare…
Qualcuno ha la faccia tosta di parlare di W. A. Mozart come fosse un suo compagno di scuola alla pari che solo è stato un po’ più fortunato per l’epoca in cui era vissuto: c’erano le corti e il musicista passava da una all’altra a dare i suoi concerti e i grandi signori che facevano vita oziosa lo favorivano… Un altro afferma che Picasso non era un grande artista ma solo un gran venditore e mi esorta di informarmi bene della storia se non ci credo che probabilmente non sono informata sufficientemente. Certamente ignoro, ma questo è assai irrilevante ai fini dell’arte: fosse anche stato un venditore imbroglione, un brigante, un ladro… non toglierebbe nulla al fatto che era un grande artista, le sue opere parlano chiaro, non c’è bisogno di sapere nient’altro di lui, basta guardarle se si è in grado di capirle, cosa non sempre facile.

La terza categoria è l’ampio ventaglio delle persone di “cultura” e in questo contesto spesso non c’è niente di più calzante della favola di Andersen: “Il vestito nuovo dell’imperatore”. Quasi nessuno ha il coraggio di dire la sua opinione, di dare una valutazione quando si tratta di un’opera non ancora riconosciuta universalmente valida. Per quanto riguarda gli artisti ormai di fama ognuno apprezza e ammira anche se in realtà non comprende il perché, ma son famosi e tanto basta. L’importante è non fare la figura di non conoscere un certo artista anche se si vedono le sue opere per la prima volta. Subito si fa a gara a decantare la sua grandezza, a lodare, a sciorinare commenti eruditi, a mostrare il proprio sapere e se su di un artista combinazione non si sa proprio cosa dire, non si ha mai letto nulla a suo riguardo, allora la scappatoia è citarne subito un altro, di cui si ha studiato di più a paragone di questo, raccontare di averlo visto alla tal mostra o sentito il tal concerto e sommergere i propri interlocutori con un fiume di edificanti parole. Questa è un’abitudine ormai talmente radicata che persino ai ragazzini di dieci anni durante l’apprendistato di musica o disegno ad es. vengono citati i nomi di grandi artisti come se già dovessero conoscerli (apparentemente oggi si nasce con questo sapere già nel DNA) e i ragazzini pure li accolgono come ovvi. C’è da rimanere basiti quando un undicenne figlio di giardiniere o commerciante che probabilmente a casa non ascolta mai musica seria faccia notare con una sicurezza da professore e aria di superiorità – a te adulto appassionato di musica classica che la ascolti da anni e sai riconoscere in genere dopo pochi minuti di che compositore si tratti e distinguere un’esecuzione eccellente da una meno buona…. e che per tuo interesse personale vuoi apprendere a suonare uno strumento – riguardo al tuo errore tecnico che non si suona così perché è Schubert o perché è Mendelssohn, quando oltre ai due pezzetti che si stanno suonando non ha mai ascoltato nulla in vita sua e probabilmente ha appena imparato i loro nomi. Così già i bambini vengono influenzati dai modi di essere degli adulti. Se si citano ad esempio i Strauss padre e figlio o un A. Piazzolla, naturalmente hanno per questi lo stesso valore di Mozart e Beethoven, cambia solo l’epoca, e anche qualsiasi compositore o artista contemporaneo se solo compare sui libri riceve lo stesso trattamento. Guai a criticare, l’arte si evolve, non si può mica rimanere sempre ai tempi di Mozart e Beethoven, di Raffaello e Tiziano, di Michelangelo e Rodin … Qualcuno può farti notare l’evoluzione che c’è stata in campo artistico paragonando due grandi artisti di epoche diverse per giustificare le stramberie di un suo beniamino contemporaneo e affermare che sono solo le nostre orecchie o i nostri occhi a non essere abituati a dissonanze e a quel che ci sembrano solo rumori, a rappresentazioni caotiche di assemblaggi di ogni genere; tutto può essere pertanto valido basta che arrivi a far parlare sufficientemente di sé. Così l’impreparazione personale che impedisce ai più di vivere una vera esperienza tanto davanti ad un’opera di Picasso quanto di fronte ad una di Michelangelo, si riduce ad un sapere superficiale cerebrale e viene generalizzato, una modalità che permette di affrontare qualsiasi opera creativa attraverso lo studio teorico dell’evoluzione dell’arte e delle informazioni sulla vita personale dell’artefice. Ci si avvicina all’arte soltanto attraverso lo studio, il coinvolgimento dei sensi dello spettatore viene completamente escluso, eppure solo attraverso di essi possiamo percepire la presenza di un’opera d’arte. Triste è vedere come intere scolaresche (spesso anche di gran lunga troppo giovani), vengano trascinate attraverso le sale delle mostre, i ragazzi sono costretti ad ascoltare le spiegazioni dei loro insegnanti che non li aiutano affatto a comprendere dato che anche per loro stessi è solo teoria; si annoiano a morte e ricevono un un’impressione negativa che nella maggior parte dei casi li renderà restii ad ogni ulteriore approccio con l’arte, che verrà considerata come un obbligo a cui una persona civile deve sottoporsi al pari della scuola. La grande maggioranza dei giovani non vi si accosterà più per scelta personale, e prediligerà le produzioni dozzinali e commerciali che agendo direttamente sugli istinti illudono che si vada dietro a ciò che piace senza dover fare alcuno sforzo; al bando ogni costrizione e tutto ciò che è legato allo studio. Non sanno poverini di venir manipolati e presi nella rete dell’economia, ben lungi dal fare delle scelte personali. La naturale antipatia per tutte le cose che hanno a che fare con la cultura che in questi casi insorge, viene sfruttata da persone senza scrupoli a fin di guadagno, incoraggiandola e offrendo qualcosa che è diametralmente opposto e favorisce il lasciarsi andare. Qualcuno poi con il passare degli anni “mette giudizio” ma si avvicinerà all’arte nella stessa maniera teorica di distacco erudito come già i suoi insegnanti. Sia gli uni che gli altri ignorano quale esperienza bella e desiderabile, che supera ogni piacere mondano, può dare l’arte se la si comprende per davvero.

In realtà il rapporto con un’opera d’arte è qualcosa di strettamente personale e dipende dalla nostra capacità di ricezione, dalla nostra preparazione e anche dallo stato d’animo che ci è proprio in un dato momento, affinché l’opera possa assumere un significato per noi e diventare un’esperienza, un momento edificate e istruttivo. Altrimenti è solo qualcosa che passa davanti ai nostri occhi o per le nostre orecchie e pure il cervello ma del tutto inutilmente, non ne ricaviamo nulla per noi tranne la vanità di un falso arricchimento culturale che solo nell’apparenza ci fa sembrare o ci illude di essere più eruditi di altri che non vi si sono accostati.

Sapere già prima che sono opere di un grande artista, di un genio, è solo un vantaggio ed un aiuto per imparare e vedere o ascoltare un’opera d’arte perché fuga ogni dubbio a suo riguardo e abbiamo così la certezza che è solo mancanza nostra se non ci capiamo niente e pertanto possiamo impegnarci a cercar di comprendere, ma non è affatto scontato che la cosa ci riesca per il fatto che sappiamo che è un artista dalla fama
incontestabile. Altrimenti mentiamo a noi stessi oltre che agli altri e questo succede per i più. Lo dimostra ad esempio lo scattare delle foto, persino quando è proibito per supplire all’incapacità di vedere o sentire (non c’è cosa più stupida da fare davanti ad un’opera d’arte e peggio un’esecuzione musicale), perché ci si è messi allora in viaggio per vederle dal vero, di foto ne sono pieni i libri di storia dell’arte, si potevano vedere quelle a casa. Lo spostamento fisico illude di qualcosa di diverso, ma forse l’arte è stata solo un pretesto per muoverci un poco.


					
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